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31 maggio 2022

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“L’avversione alle perdite contribuisce a produrre inerzia, ovvero un forte desiderio di mantenere le posizioni esistenti”

Richard Thaler, Nudge

Molti investitori vorrebbero probabilmente tornare indietro di qualche mese e aggiustare retroattivamente i propri portafogli per evitare le due grandi correzioni degli ultimi mesi: quella sui titoli di Stato e quella sui titoli Growth. Con il senno di poi, queste correzioni ci hanno insegnato che è difficile rimanere lucidi davanti a prezzi di mercato elevati e resistere all’idea che il futuro sarà una continuazione del presente. Ciò è particolarmente vero in un anno in cui lo scenario macro finanziario è stato seriamente compromesso dal conflitto in Ucraina. Tuttavia, sarebbe altrettanto rischioso pensare che l’inflazione continuerà a crescere e che le banche centrali torneranno semplicemente all’approccio adottato dalla Fed negli anni Settanta.

L’elevato livello di incertezza ed il disagio causato dalle perdite di capitale possono portare sia alla paralisi dell’investitore, sia alla decisione emotiva di capitolare. Questo è quanto accade, spesso, dopo una correzione del 20% dei mercati: la famigerata soglia del mercato orso, che riflette in modo appropriato il passaggio dall’ottimismo al pessimismo. Un rischio di capitolazione che nel 2022 può essere visto come la contropartita del trend rialzista “fear of missing out” (FOMO) che ha dominato i mercati nel 2021.

Per evitare la doppia trappola emotiva della capitolazione e dell’impulsività, sarebbe meglio cercare di dare un senso all’attuale contesto. Nelle ultime settimane abbiamo assistito all’alternarsi di due narrazioni contrastanti che sono in realtà due facce della stessa medaglia: la prima incentrata sull’inflazione e la normalizzazione della politica monetaria e, la seconda, basata sui timori di una recessione.

Fino ad inizio/metà maggio, i mercati sono stati governati principalmente dai dati sull’inflazione, che ancora una volta hanno superato le aspettative, e dal tono più determinato delle banche centrali, che ha alimentato l’aumento dei tassi a lungo termine. Paradossalmente, le aspettative di inflazione futura hanno subito una correzione, riflettendo l’impatto previsto del rallentamento economico e della stretta monetaria. Tale correzione ha indotto inoltre un aumento dei tassi d’interesse reali che ha colpito sia i titoli Growth che l’oro.

Ma, contemporaneamente, i tassi a lungo termine hanno subito un calo, a causa dell’aumento delle probabilità di recessione negli ultimi giorni.

Questo scontro tra la narrativa inflazionistica e quella recessiva è stato stimolato anche dalla forte divergenza tra i segnali di flessione del ciclo economico, da un lato, e la sorprendente tenuta degli utili societari, dall’altro. Un divario che rinvia a quello tra gli indici economici (come i PMI), che si stanno stabilizzando su livelli elevati, e gli indici di fiducia dei consumatori, che risentono del calo del potere d’acquisto delle famiglie. Tutto ciò conferma che l’attuale shock è trainato dai consumatori piuttosto che dalle aziende, ma queste ultime inizieranno presto a sentirne gli effetti sui loro volumi di vendita.

L’emergere della narrativa recessiva porta inevitabilmente a cambiamenti nel posizionamento del mercato, con una migliore performance dei set- tori Difensivi a discapito di quelli Growth e Value. Potremmo essere tentati di vedere questa situazione come un punto di ingresso per i titoli Growth dopo sei mesi di correzione. Il segnale arriverà probabilmente dalle banche centrali. Se nei prossimi mesi la Fed dovesse ammorbidire i toni, in risposta al rischio di un eccessivo rallentamento dell’economia, gli investitori potrebbero tornare a puntare su questi titoli. La tempistica potrebbe anche coincidere con il possibile e a lungo annunciato indebolimento del dollaro USA, oggi difficile da immaginare, almeno finché la Fed manterrà un tono aggressivo. Tuttavia, il dollaro potrebbe ritornare a scendere, se la Fed segnalasse un punto di inflessione nel suo ciclo di inasprimento e la Banca centrale europea (BCE) abbandonasse i tassi negativi.

L’uscita prevista dai tassi negativi è almeno un elemento positivo a cui gli investitori possono aggrapparsi, in questo contesto di preoccupazione che segnala anche il ritorno del carry obbligazionario. Allo stesso tempo, la correzione del mercato azionario potrebbe ripristinare tassi di rendimento più interessanti di cui gli investitori hanno bisogno per combattere l’erosione del capitale causata dall’inflazione.

 

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Monthly House View, pubblicato il 23/05/2022 - Estratto dall'Editoriale

31 maggio 2022

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